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VIGEZZO- 20-04-2025-- Una serie di circostanze fortunate produce il record di presenze alla gita di oggi. Parliamo di giornata stupenda con temperatura ideale, di libere uscite per i nonni di professione, di comodo avvicinamento in auto, di discreto dislivello, di panorami superbi.

Il Monte Alom si trova sulla lunga dorsale che separa Valle Vigezzo Occidentale  e Valle del Rio Fenecchio, laterale di sinistra orografica della Valle Isorno, e va dall’Alpe Pescia al Monte Mater passando per La Sella, Croce di Rovareccio, Alom, Loccia di Peve e Margineta.

GITA N. 180 O 24 – MONTE ALOM

APRILE 2025

Dislivello: 1200 m. Tempo totale: 4 h 50’. Sviluppo: 10,5 km.

Si occupano oggi di sette anziani due medici e le quattro badanti titolari, che hanno dovuto chiedere il rinforzo della badante junior: un autentico record di presenze per i Murmata. Alle otto, a quota 800, nel parcheggio più occidentale di Coimo, ennesimo gioiello di questa meravigliosa valle, ci fa cominciare bene questa bellissima giornata la vista delle nostre montagne ben innevate sopra i duemila e dominate dal Monte Rosa. Il ripido attraversamento del paese ci scalda già le gambe e, sopra le ultime case, ritroviamo la strada ed i cartelli indicatori. Imbocchiamo la mulattiera M03 che sale verso sinistra diretta all’Alpe Varsaia, 978. Già qui sostiamo brevemente per ammirare una trappola per topi adibita a campanello (“Non abbiamo il campanello, però se premete qui vi sentiamo”). Anche oggi ci guida di buon passo il decano con voglia di mare ormai brillantemente superata. E anche oggi manterrà questa andatura quasi fino in vetta.

Dopo l’Alpe teniamo sempre la sinistra ed entriamo nel bosco con percorso quasi pianeggiante verso nord su una pista sterrata che diventa poi mulattiera (sempre M03 fino alla Loccia di Peve). Attraversiamo il rio Bardogno e iniziamo a salire seriamente lungo i comodi tornanti. Le foglie di faggio complicano un po’ le cose e fanno toccar terra anche ad alpinisti di livello. Dopo un’ora e mezza di cammino siamo all’Alpe Cortina, 1418, dove una baita è adibita a confortevole rifugio, degno di tal nome in quanto aperto e ci si può “rifugiare” in caso di necessità. Lunga pausa colazione perché stiamo rispettando tranquillamente la tabella di marcia. Ripartiamo tenendoci decisamente a destra. Due lunghi traversi nel bosco di faggi monumentali, uno verso nord e uno verso sud, in dolce salita.

Il sentiero sempre evidente ci porta al margine del bosco di faggi e, in ambiente misto bellissimo, verso nord, su pendio ripido e in presa diretta, raggiungiamo la Croce di Rovareccio, 1767 (quasi tre quarti d’ora dal rifugio). La croce è di legno. C’è ancora neve appena oltre la cresta, sul versante esposto a nord verso la valle del Rio Fenecchio. Questa era la meta programmata, ma l’orario, la giornata ideale per camminare, la sempre ottima forma di tutti (gli altri), tranne forse del decano troppo veloce in partenza, incoraggiano a salire ancora.

Quasi all’unanimità si opta per il Monte Alom, 2011, che raggiungiamo in meno di tre quarti d’ora proseguendo lungo la dorsale in direzione nord est. Al sole, quasi al caldo e sull’erba asciutta ci rifocilliamo, a due passi dalla croce metallica di vetta e da un consistente strato di neve. La discussione sulla via di ritorno è più impegnativa della precedente e si decide, con un certo abuso di autorità che sta tornando di moda in un mondo sempre meno democratico, di ripercorrere la via di salita.

Le alternative sarebbero state una discesa diretta su Coimo, un po’ “al buio”, un largo giro passando da Pescia e un altro largo giro, già fatto anni fa e molto faticoso, passando da Loccia di Peve e Alpe Buriale. Prevale la saggezza della terza età e rinunciamo al nostro abituale anello. In un’ora torniamo al rifugio dell’Alpe Cortina e un’altra ora di attenta discesa, alle prese con le foglie di faggio fino al Rio Bardogno, ci porta a Coimo. Nel bar del paese festeggiamo il compleanno di una superbadante.

 Gianpaolo Fabbri

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